Intervista a Luciano D’Amico, rettore dell’Università di Teramo e presidente di T.U.A
Sin dall’inizio del suo mandato da Rettore ha posto l’accento sulla necessità di fare della ricerca e della formazione strumenti necessari per uscire dalla crisi. Come sta declinando l’università questi indirizzi programmativi?
L’Università di Teramo ha sempre posto l’accento sulla necessità di fare ricerca e formazione, anche quale antidoto per superare la crisi; da sempre abbiamo la visione dell’Università quale fonte di stimoli di creatività, centro propulsore di sperimentazioni diverse per la fertilizzazione del sistema sociale nel quale siamo inseriti. Viviamo in una società della conoscenza nella quale il know-how e il know-why assumono, dal punto di vista economico, sociale e politico, piena centralità nei processi di sviluppo, che fondano la propria crescita e competitività sul sapere, sulla ricerca e sull’innovazione. Con queste premesse e in questo contesto, per crescere, è fondamentale un incremento continuo delle risorse cognitive. Dunque l’Università e i Centri di ricerca che producono innovazione nella conoscenza sono chiamati a un nuovo ruolo, alla cosiddetta “terza missione”. In altri termini, gli atenei assumono un ruolo strategico che si integra alla perfezione con l’alta formazione e la ricerca: il trasferimento tecnologico e l’impulso alla nascita di imprese innovative in grado di operare in settori ad alto valore aggiunto. L’Università di Teramo sta interpretando il ruolo di soggetto d’interfaccia attivo tra la formazione dei nuovi saperi e il sistema economico e sociale attraverso forme di crescente collaborazione con Enti e Imprese su progetti di ricerca applicata, sui dottorati industriali, sui collegamenti con l’intero sistema internazionale della ricerca di cui fa parte.
Come la digitalizzazione ha mutato la didattica e l’offerta formativa?
La digitalizzazione è sinonimo di trasparenza. Partendo da questa affermazione, si può dire che le tecnologie digitali non solo hanno agevolato la diffusione del sapere e hanno reso più fruibile l’offerta formativa universitaria, ma hanno contribuito ad una maggiore consapevolezza del fruitore ponendolo al centro delle scelte e rendendolo più attivo e partecipe. Basti pensare, ad esempio, all’e-learning e alle potenze degli strumenti digitali che negli ultimi anni hanno migliorato in maniera tangibile la qualità dell’apprendimento e hanno facilitato l’accesso alle risorse e ai servizi, così come anche agli scambi e alle collaborazioni a distanza. Presso la Facoltà di Veterinaria dell’ateneo teramano, ad esempio, abbiamo digitalizzato tutte le cartelle cliniche dell’ospedale veterinario: un lavoro che, oltre ad avere uno spessore scientifico e sanitario estremamente rilevante, ha rafforzato i rapporti collaborativi poiché la consultazione della singola cartella – e, quindi, dell’intero caso clinico – può essere fatta da laboratori collocati in qualsiasi parte del mondo stimolando sinergie e rapporti di collaborazione.
L’eterna dicotomia tra sapere umanistico e sapere tecnico. C’è ancora una gerarchia culturale o si è arrivati a una integrazione dei due modelli formativi?
È cambiata la categorizzazione, ma sapere scientifico ed umanistico si contaminano sempre più e sono sinergici: ambedue consentono una adeguata “visione del mondo” e, soprattutto, una adeguata comprensione “del mondo”. È questo l’elemento comune a tutti i saperi che permette a chi ne è provvisto di concorrere allo sviluppo della società grazie alla realizzazione delle proprie aspettative di lavoro e di vita. Cito un esempio che mi sembra molto calzante in questo contesto. Pensiamo ad uno dei più autorevoli Governatori della Banca d’Italia: Carlo Azeglio Ciampi. L’indimenticato Presidente è stato Governatore della Banca d’Italia, Ministro del Tesoro, Presidente del Consiglio dei ministri, Presidente della Repubblica. Ruoli che hanno messo in luce le capacità tecniche e scientifiche di Carlo Azeglio Ciampi, proprio di quel Carlo Azeglio Ciampi che nel 1941 si era laureato in Lettere e proprio da quell’impianto culturale umanistico costruì un solido sapere tecnico e scientifico.